Addetto alla portineria-Guardia non/armata
Lavoro importante, ma con difficoltà. Mancanza risorse umane? Se si, perché?
“14-Novembre-2023 Addetto/a alla portineria-front e back office vigilanza. La persona inserita si occuperà di svolgere l’attività di accoglienza visitatori e controllo degli accessi presso la portineria aziendale. Orari di lavoro: dal lunedì alla domenica su due turni, con un giorno di riposo a rotazione. Offriamo iniziale contratto di lavoro a tempo determinato di tre mesi con possibilità di proroga. Retribuzione: livello e CCNL vigilanza-retribuzione mensile lorda 1028€ lordi + maggiorazione per straordinario + indennità di presenza di 3,35€ giornalieri + buoni pasto da 5€ per ogni giorno lavorato”.
Questo è un annuncio di lavoro trovato in internet nelle varie piattaforme di lavoro, pubblicato 5/10 giorni fa.
Non trovate niente di strano? Vi sembra tutto regolare?
All’occhio può e spicca l’orario di lavoro non congruente con la paga. 3,35€ giornalieri non sono ne umani ne sufficienti.
La paga che viene data con i voucher è 9€ l’ora netti, le ore lavorative da svolgere sono 8 come un operaio in fabbrica, dove un operaio in fabbrica prende minimo dai 7 ai 9€ l’ora netti,
perché mai dovrei pagare meno un portinaio o guardia armata/non di un operaio?
Hanno una reale differenza tra loro oppure è un fattore burocratico e contrattuale sbagliato?
Come difficoltà abbiamo l’eventuale possibilità dell’essere aggrediti, l’eventuale freddo se all’esterno, lo stress di entrambe le cose precedentemente dette, ma siamo onesti! Qualsiasi lavoro è pericoloso a modo suo, qui il vero problema sta nella paga realmente bassa, insufficiente e se vogliamo anche da fame!. Prendere quei soldi per 8 ore di lavoro non è sufficiente!.
Come è possibile vivere?
Non è da stupirsi se non si trovi del personale disposto a lavorare in quelle condizioni. È molto comprensibile. Purtroppo in Italia non c’è un salario minimo, ma un salario “a scelta”.
Perché “a scelta”?
Perché non è umano e ne ragionevole pagare una persona 3,35€, non è possibile viverci! E viene male pensare che vi siano altri lavori dove questa è la paga.
Il salario minimo è la retribuzione di base per i lavoratori di differenti categorie, stabilita per legge, in un determinato arco di tempo. Non può essere in alcun modo ridotta da accordi collettivi o da contratti privati. È in sostanza, una “soglia limite” di salario sotto la quale il datore di lavoro non può scendere.
Nell’Unione Europea, in 21 dei 27 Stati membri è stato già introdotto il salario minimo. Oltre all’Italia, gli altri i Paesi dell’UE in cui non c’è il salario minimo sono Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia. Inizialmente, la Premier Giorgia Meloni aveva annunciato il suo “no” alla paga minima in Italia, idea confermata dal CNEL e che ha portato il rinvio del Parlamento sulla discussione iniziata per approvare il salario minimo.
Il provvedimento era divenuto oggetto di discussione specie dopo la sentenza della Cassazione del 2 ottobre 2023 che riconosce la presenza del “lavoro povero” e autorizza il giudice a determinare un “salario minimo conforme alla Costituzione” in grado di garantire un tenore di vita “libero e dignitoso” per il dipendente.
Si parla da diversi anni in Italia della scelta di affidare il compito di determinare il livello minimo di salario alla legge e non solo alla contrattazione collettiva, così come avviene oggi. Ma, nonostante vi siano numerose proposte di disciplina del salario minimo, per ora, nessuna è stata approvata né ha trovato l’accordo tra le parti sociali.
Prima parte.
Gelmini Isabella