Camerieri-Baristi
Contratti a chiamata, paghe basse, ore lavorative massacranti. Sfruttamento?
Seconda e ultima parte. Prima parte pubblicata il 19/12/2023
Il contratto che viene fatto ad un cameriere e barista solitamente e purtroppo nella maggior parte dei casi è quello a chiamata, perché come un po’ tutti sappiamo, una parte delle ore e del compenso nella busta paga viene scritta in maniera giusta e regolare, l’altra invece viene data e accordata in nero.
Questo viene fatto per il datore di lavoro per pagare meno tasse e pagare meno una parte al lavoratore. Il lavoratore dal suo canto difficile che rifiuti, per motivi che variano dal fatto che ha una parte di soldi dove viene pagato di più (quelli in nero), la paura di perdere il lavoro, pensando che anche se vengono i controlli comunque ha una parte in regola di conseguenza non vedono il resto.
Lavorare in questo ambito non è per niente facile come si può pensare e come si è pensato da anni. Basti guardare nel periodo COVID19, per il campo alberghiero (tutti i lavori che riguardano camerieri, baristi, servizio al cliente) è stato molto difficile.
Molti camerieri e baristi andavano in completo stress e depressione. Tra:
- le mascherine,
- i disinfettanti,
- gli orari di chiusura da ridurre,
- il continuo pulire,
- la mancanza respiratoria che avveniva con la mascherina per il continuo essere in movimento e il continuo correre,
- la sopportazione di certi clienti che erano impossibili da gestire,
- aiutare clienti completamente indisciplinati alle regole,
- il continuo spiegare le regole e le dinamiche nuove di quel periodo ecc.
non vi è da sbalordirsi se dopo il periodo COVID19 si fa ulteriore fatica a trovare personale di sala e bar. Già anni prima del COVID19 si faceva fatica, per un motivo di orari impossibili, di paghe decisamente basse e di continui contratti non adeguati, perché si sceglieva nella gran maggioranza dei casi, di fare il contratto a chiamata. Per quanto può essere vantaggioso al datore di lavoro, meno lo è per il lavoratore e questo contratto non dimentichiamoci che fa mancare:
- La copertura se si è ammalati ovvero la malattia,
- I permessi,
- Pochi contributi versati
- Ferie,
- e non per meno importanza la maternità.
In sintesi, se non si lavora, non si viene in nessun modo retribuiti e comunque di per sé, non vi è alcuna copertura come sopra citate.
Come lavoro e contratto non vi è alcuna buona prospettiva ne nell’immediato ne tanto meno futura. Se pensiamo che lo stress dopo il periodo COVID19 di questo lavoro è aumentato al di sopra di quello che abbiamo scritto all’inizio è allucinante è al di sopra della nostra immaginazione.
Tendiamo principalmente a vedere baristi e camerieri sorridenti, senza pensare però che quel sorriso spesso e volentieri sia soltanto una facciata, una bella finzione. Dietro ad esso, ricordiamo e impariamo che c’è un duro lavoro sia mentale che fisico e il più delle volte, come precedentemente detto, non viene nemmeno gratificato e ne qualificato come è giusto che sia.
Conviene andare a lavorare come barista o cameriere?
dopo quello è stato scritto lascio decidere a voi. Solo pensateci bene!
“lo faccio solo per un periodo”
Frase ormai in uso spesso e volentieri, ma che poi si stabilizza a lungo termine senza accorgersene, mandando così a duro rischio la propria salute fisica e mentale.
Gelmini Isabella